Cambia la loro storia
Un'emergenza complessa persiste nella Repubblica Democratica del Congo da più di 20 anni.
Fara e migliaia di altri bambini con le loro mamme sono abbandonati e in pericolo a causa dei conflitti. Troppe famiglie sono costrette a fuggire e vivono in condizioni di estrema vulnerabilità.
Insieme ad ActionAid puoi salvare la loro vita. Grazie a te non avranno più paura.
Dona con un SMS al 45511 o chiama da rete fissa: ci aiuterai a fornire assistenza alle popolazioni colpite dai conflitti, con particolare attenzione ai bambini rimasti orfani, ai rifugiati, alle bambine che hanno subito o rischiano di subire violenza di genere, alle donne e madri in condizione di estrema vulnerabilità.
#cambialalorostoria
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EMERGENZA IN REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
Insieme, possiamo fare ancora di più
Le zone di confine tra le province del Sud Kivu e del Maniema sono da molto tempo una delle aree della Repubblica Democratica del Congo che deve affrontare livelli estremamente alti di malnutrizione e povertà a causa dei conflitti.
Almeno 33.000 persone hanno bisogno di assistenza umanitaria immediata. Il conflitto in corso costringe sempre più famiglie a fuggire. La guerra sta rendendo i bambini vulnerabili a tutte le forme di violenza, sfruttamento e abuso, compresi rapimenti, violenze sessuali, reclutamento da parte di gruppi armati, uccisioni, attacchi a scuole e ospedali e restrizioni nell'accesso agli aiuti umanitari.
ActionAid intende costruire 3 Centri Polifunzionali: luoghi sicuri e protetti rivolti principalmente alle donne e ai bambini dai 5 ai 15 anni. I centri comprenderanno strutture sanitarie e di raccolta dell'acqua, spazi sicuri dedicati esclusivamente a donne e bambini, oltre che sala riunioni, ufficio, magazzino.
Ogni centro sarà gestito da volontari della comunità che saranno formati e lavoreranno a stretto contatto con il personale ActionAid e gli infermieri delle strutture sanitarie integrandosi nei programmi più ampi di aiuto alla comunità e rivolgendosi a un bacino di oltre 8.000 beneficiari diretti.
Dona oraLa storia di Yangia
YANGIA: SONO SCAPPATO DALLA GUERRA NEL CUORE DELLA NOTTE
Yangia ha 15 anni ed è nato nel villaggio di Mikenge, nella Repubblica Democratica del Congo.
“Una notte, stavo dormendo tranquillo a casa dei miei nonni. I miei quattro fratelli e sorelle erano a casa con i nostri genitori. A un certo punto, erano le 22, siamo stati svegliati dallo scoppio della guerra. Sono arrivati i ribelli e hanno cominciato a uccidere persone e bruciare case. Mio nonno mi ha preso e siamo scappati via. Dopo un lungo viaggio siamo arrivati in questo villaggio, non conosco nessuno e non sono dove sia la mia famiglia”.
Yangia ora vive con il nonno ed è molto difficile per lui adattarsi. La scuola che frequenta è in pessime condizioni e quando piove è costretto a tornare a casa per trovare rifugio. Non ha un’uniforme, quaderni e nemmeno uno zaino.
“Non ho amici in questo villaggio e l’unica cosa che faccio è andare a scuola. Se un giorno la guerra finirà vorrei tornare nel mio villaggio e ritrovare la mia famiglia”.
La storia di Abijawa
ABIJAWA: LA MIA VITA ORA È MOLTO DIFFICILE, NON HO SPERANZE
Abijawa ha 24 anni, è madre di sei figli ed è nata nel villaggio di Tubundo, nella provincia del Sud Kivu nella Repubblica Democratica del Congo.
“Una notte, verso le 4, ho sentito degli spari. Alle 8 del mattino la situazione è peggiorata, c’erano tantissimi spari e proiettili che volavano, così sono fuggita dal mio villaggio con i miei quattro figli. La situazione era terrificante e nella fuga io e mio marito ci siamo persi di vista. Ho passato una notte nella foresta prima di arrivare in questo villaggio. So che mio marito è scappato con altri due dei nostri figli, ma non so dove sia rifugiato. Non so se nemmeno se sia vivo.”
Abijawa sta incontrando molte difficoltà. Ora non può più coltivare i suoi campi e cerca qualsiasi piccolo lavoro per poter far fronte ai bisogni della sua famiglia, ma il suo stato di salute si sta deteriorando.
“Sono malata e non so per quanto riuscirò a sfamare i miei quattro figli. Attualmente non ho speranze per il futuro e non credo che potrò mai tornare al mio villaggio.”